ASTUTILLO MALGIOGLIO: “ALLA ROMA SONO STATO BENE. VI RACCONTO IL MIO IMPEGNO CON I DISABILI”

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Astutillo Malgioglio, ex portiere di Roma e Inter, è stato intervistato da “Bar Forza Lupi”, trasmissione in onda su Centro Suono Sport.

Astutillo, ci racconti il tuo impegno con i disabili, per il quale hai ricevuto pochi giorni fa il titolo di Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana dal Presidente Mattarella?
“Sono una persona normale, mi rendo utile, però stai dicendo troppo: così mi vergogno. Quando avevo appuntamento da Mattarella per il riconoscimento, avevo la febbre e ho mandato mia figlia, per me è stato un peccato ma sono contento per lei. Abbiamo iniziato a dedicarci ai bambini affetti da distrofia muscolare nel 1977, fondando un’associazione che portava le iniziali dei nomi di mia figlia, mia moglie ed il mio, ERA”.

Sia alla Roma che all’Inter hai portato avanti questo tuo impegno?
“Ho iniziato quando ero al Brescia, ho iniziato in un istituto locale. Sono stato ceduto alla Pistoiese e ho continuato lì, così come quando sono passato alla Roma. La società giallorossa mi mise a disposizione la palestra di Trigoria. Solidarietà e condivisione sono belle cose”.

C’è più attenzione oggi per questa problematica?
“Ci sono le televisioni e se ne parla di più. Ma penso che più che parlare bisogna sempre fare: sono i fatti che parlano e spero che queste iniziative avvicinino le persone a questi problemi. Tanti pensano solo a sé stessi, si tralasciano quelle che sono le cose importanti. Il primo pensiero oggi è il COVID-19, il mettersi la mascherina, se ne parla da tutte le parti, però altri non hanno voce in capitolo e il silenzio è assordante. La speranza è che queste iniziative tocchino i cuori delle persone, serve sentimento ed è bello che il mondo vada avanti per quello”.

Due stagioni alla Roma, dal 1983 al 1985: come sei stato?
“Sono stato bene, avevo una vita fuori dal calcio e sono stato bene con tutti. Non ho mai avuto problemi, siamo andati in finale di Coppa dei Campioni, abbiamo vinto la Coppa Italia, una stagione che resterà nella storia. La gente mi ha sempre voluto bene, io sono stato un sopravvissuto nel calcio, nel tempo sono calato ed è normale che uno che ha altri interessi venga abbandonato. Questa è la normalità ed è giusto che sia così, se parlo della Roma parlo di tutte le persone che ho conosciuto, alcuni erano tifosi e altri no. I risultati sono quelli che contano in una società di calcio e ci sono stati”.

L’esperienza alla Lazio?
“Era un contesto diverso, la Lazio era in difficoltà a livello societario. Il contesto era diverso, eravamo in Serie B, i risultati non arrivavano. Ho amato sempre il calcio, l’ho sempre fatto per passione ma niente più, sono stato professionista ma non ho mai avuto una testa per continuare in quel mondo. Era un grande amore e facevo tutto per far bene, non ho mai saltato un allenamento, ho giocato sempre dignitosamente ma per il resto avevo difficoltà”.

Segui ancora il calcio?
“Naturalmente lo seguo quando lo fanno vedere, sono innamorato del calcio sin da bambino, ci gioco ancora con i miei bambini e appena posso lo guardo”.

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