Guerra etnica, calzini e zero tiri in porta. La festa giallorossa va oltre i 90′

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strootmanLa “guerra etnica”, il mordere le caviglie degli avversari, la partita che Inzaghi aspettava da 8 mesi, i gol al derby che Milinkovic Savic prometteva dopo averne sbagliati molti, Wallace che ardeva dal desiderio di giocare contro la Roma, Felipe Anderson che avrebbe dovuto ridere e deridere il suo diretto avversario, ovvero Emerson Palmieri, e molte altre cose ancora, sono andate in fumo al triplice fischio finale di Banti.

La Roma zittisce e ammutolisce un Olimpico tornato a pulsare per l’occasione e fa riecheggiare le voci di chi ha voluto comunque sostenere la propria squadra. Metà Stadio era bianco celeste, l’altra metà divisa tra seggiolini blu, viale dei romanisti e due settori uniti e compatti di supporter giallo rossi.
Alla fine hanno vinto i pochi contro i molti. Festa all’interno dell’impianto del Coni e per le strade della Capitale.
Eppure sembrava già tutto scritto. I giorni precedenti alla stracittadina apparivano solo come il lento trascinarsi del condannato a morte verso il patibolo, la Lazio e i suoi tifosi infatti erano certi di un solo lieto fine.
Inzaghi carico e sicuro dei suoi fidati uomini, modellati a soldati e pronti per la famosa quanto ridicola battaglia tra razze; Spalletti invece, calmo e tranquillo, parlava di calcio e di una semplice, quanto importante, partita di calcio.
Ad esser sinceri quando quest’ultima ha preso il via, gli interpreti sul terreno verde hanno rispettato il copione studiato a memoria per l’occasione, con la squadra di casa che a spron battuto cercava di incalzare gli ospiti nella propria porzione di campo, anche se di occasioni neanche l’ombra. Szczesny da una parte e Marchetti dall’altra per 45′ hanno assistito alla partita come spettatori non paganti.
Visto l’epilogo, forse, per l’estremo difensore bianco azzurro sarebbe stato meglio se fosse continuato così..
Terminata la prima frazione di gioco e dopo i 15′ di riposo e recupero energie, i due tecnici hanno confermato gli undici schierati dall’inizio, nonostante i fans romanisti qualche cambio lo avrebbero apportato. Ma pur non mutando nulla, la trama del derby ha assunto una piega inaspettata, con la Roma che da ospite diventa padrone.
La rabbia calcistica dei laziali scema e la superiore qualità dei romanisti esce fuori e prende il sopravvento. Mancava solo un lampo, una scintilla per illuminare il poco pirotecnico derby.
Wallace s’improvvisa giocoliere e Strootman sradica il pallone dai piedi dell’avversario, allontana il vicino Dzeko per evitare il fuorigioco e per evitare anche che qualcuno gli rubasse la scena e la sfera che, forse, gli avrebbe fatto scrutare con occhi diversi quei due anni passati tra operazioni al ginocchio e fisioterapie varie.
L’olandese ringhia ed esulta per il gol. Manifesta rabbia da tutti i pori. Corre verso i suoi tifosi per sentire quell’abbraccio e quel calore, che per troppo tempo gli sono stati negati, ma tornati nella giornata giusta.
Ma la festa non è ancora finita e visto il vicino Natale, Marchetti, dopo Wallace, fa il secondo regalo del match, tuffandosi a terra con eccessivo ritardo sul tiro del ritrovato Ninja.
La Roma gode e la Lazio impreca.
L’eccessivo caricare i propri beniamini ha portato ad un blackout fisico e mentale. Troppa spinta al principio non gli ha permesso di concludere la gara. La benzina non è bastata..
Questo il verdetto del campo, ma onori e oneri vanno dati anche a chi ha presieduto la regia. Spalletti ha aspettato e incassato in silenzio. Sembrava rinunciatario, in realtà ha mostrato più esperienza e bravura del suo collega. Che neanche a fine partita ha saputo riconoscere i propri errori e meriti degli avversari, parlando quasi di una sola squadra in campo e di una mezza sconfitta.
Forse dopo una partita persa bisognerebbe guardare nel proprio orticello e elogiare chi è riuscito a portare l’intera posta in palio a casa.
Così si passerebbe come una persona sportiva, così si eviterebbe di dar alibi ai propri giocatori e magari gli si negherebbe la possibilità di far dire sciocchezze ai Lulic di turno, si eviterebbe di pensare ai 1289 giorni senza aver vinto un derby, ma soprattutto così si eviterebbe di amplificare l’amplesso giallorosso.
Edoardo Albanese

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