Ripartire senza ricostruire. Giù le mani da Nainggolan, Pjanic e Totti!

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Mangiante-Sky-Sport

Roma-Chievo doveva essere la partita per mettere pressione al Napoli, per scavalcarli e fargli capire che dovranno lottare fino all’ultimo secondo, per apprezzare il lavoro di Spalletti, per perdonare la squadra per i mesi buttati al vento, per tornare a sentire 50mila voci intonare l’inno “Roma Roma Roma”, per vedere uno stadio tutto colorato e senza, o quasi spazi vuoti, per dirsi arrivederci alla prossima stagione con una sonora quanto giusta vittoria, per vedere i figli dei calciatori correre liberamente sul prato, per vedere la gioia negli occhi di chi non ha mai vissuto il tifo giallorosso e lo fa per la prima volta, per apprezzare il sole solo quando entra la luce, ovvero il Capitano, per emozionarsi quando Pjanic segna, eppure tutti abbracciano e osannano Totti.  

Roma-Chievo doveva essere tutto questo e lo è stato. Un match mai messo in discussione con la squadra di casa che ha fatto tutto ciò che voleva, con gli avversari che hanno tentato di opporsi, hanno creato qualche occasione dove Szczesny è stato molto bravo, ma nulla più. Gli uomini di Spalletti hanno dominato in largo e in lungo, con il fioretto di Pjanic e Totti e con la sciabola di Nainggolan e Rudiger.

Roma-Chievo è stata anche, se non soprattutto la partita di questi 4. Per nulla togliere agli altri protagonisti, ma in un modo o nell’altro questi qui erano i soggetti più attesi e in maniera esemplare hanno risposto.

Da settimane non si fa altro che parlare di futuro, di mercato, di sacrificati di lusso o di chi dovrebbe andare in pensione. Roma-Chievo credo abbia risposto a molte delle domande poste.

La Roma non può e non deve privarsi dei suoi fuoriclasse!

In primis Nainggolan e Pjanic, che con Strootman e Manolas, dovrebbero essere le fondamenta da cui ripartire. Oggi ne è stata l’ennesima dimostrazione, seppur ce ne fosse ancora bisogno. Se Strootman per l’infortunio e Manolas per una deliziosa clausola, sembrano esclusi dal discorso, gli altri ancora no.

Il belga è onnipresente e non perde mai di lucidità e qualità nonostante l’impressionante quantità. Di gran lunga il miglior centrocampista del campionato italiano. Inoltre con l’avvento del tecnico di Certaldo la sua posizione è mutata, avanzata. Questa traslazione in avanti ha portato anche ad una maggiore presenza nell’area avversaria e ad un maggior numero di gol.

Pjanic invece, a volte pecca di sufficienza e di costanza, ma trovare un calciatore che sappia giocare e giostrare il pallone con tale classe risulta davvero difficile. Se le migliori squadre europee lo ricercano un motivo ci sarà. Inoltre i 12 gol e 12 assist sono un ottimo biglietto da visita.

Rudiger era stato accolto con diffidenza e le prestazioni iniziali non aiutarono ad aumentare la stima nei suoi confronti, ma pian piano, a suon di sforbiciate, di entrate decise, di avversari spazzati via grazie ad uno strapotere fisico impressionante, ha ribaltato il giudizio. E’ riuscito ad entrare nel cuore dei tifosi, nonostante una tecnica approssimativa. Dopo una stagione e dopo gli accorgimenti del tecnico Spalletti, ha mostrato notevoli segni di crescita. La sua evoluzione ricorda quelle di Koulibali, da discreto con alcuni lampi con Benitez, a insuperabile con Sarri. Solo che il centrale ex Stoccarda è mutato in una sola stagione; è bastato il cambio del tecnico in panchina. Inoltre, a soli 23 anni, seppur non parta tra i titolari, è un pilastro della Nazionale tedesca e sarebbe giusto mantenerlo al fianco del colosso greco.

Infine il Capitano Francesco Totti. Anche oggi ha illuminato la scena con tocchi di assoluto livello. Ma nel rincorrere la palla filtrante di Nainggolan, si sono visti anche tutti i limiti dell’età. Ma questo non deve servire per accantonarlo, perché il suo apporto a gara in corso potrebbe sempre giovare, aiutare.

Tutto questo per far capire come la Roma non debba vendere neanche uno dei suoi pezzi pregiati, non debba ricostruire nuovamente, ma semplicemente puntellare. Se le norme Uefa puntano il dito verso i conti della società di Trigoria, non bisogna farsi prendere dall’ansia e per la gola. E’ necessario ragionare e materializzare quel famoso colpo di coda del gatto maculato citato da Sabatini. Fare come lo scorso anno, vendere chi può essere sacrificabile, chi non fa parte dei titolari inamovibili. Quindi che salutino i vari IturbeLjaic, Doumbia, Sanabria, che si risparmino gli ingaggi di Torosidis, Maicon, Keita, che si riveda quello stratosferico di De Rossi, che si scelga cosa fare con il panchinaro da 4,5 milioni di euro netti Dzeko.

Di giocatori che potrebbero salutare senza destabilizzare dunque ce ne sono. Se la pluriscudettata Juventus qualcosa ha insegnato, è che da un blocco di calciatori si deve ripartire e non per forza, ogni anno, smantellare e ricostruire.

 

Edoardo Albanese

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