Roma-Barcellona 3 a 0: Il miracolo di Sant’Eusebio

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Incredibile, impossibile, irreale eppure è vero. Nella magica notte del ritorno dei quarti di  Champions, la Roma dimostra di aver imparato la lezione dell’andata. Non esiste la sfortuna, quando sei forte, non esiste l’arbitro (anche ieri un mezzo rigore su Kolarov poco prima del vantaggio e la mancata espulsione di Piquè) quando sei forte. Quando sei forte ti prendi il pallone ed il campo e trascinato dall’orgoglio e da 60.000 voci porti a casa la partita: l’impressione è che, se ieri ti fossero serviti 4 o 5 gol per passare il turno, li avresti fatti.

Dzeko infinito che non solo segna uno straordinario gol al 6 minuto, ma si prende un reparto: se con Spalletti fece un numero mostruoso di gol, supportato da una squadra al suo servizio, quest’anno si prende il pallone e fa reparto da solo, se serve. Già, se serve, perchè ieri finalmente abbiamo visto Schick, non perfetto, ancora acerbo in area, ma finalmente grintoso e aggressivo su tutti i palloni. In tutto ciò il Barca dove era? I giallorossi praticamente non gli fanno vedere il pallone, nota di merito per Juan Jesus che annulla Messi a sportellate come fosse un giocatore normale.

Nel secondo tempo lo spartito è lo stesso: arriva un sacrosanto rigore con ancora Dzeko a superare Piquè su lancio di Nainggolan. Il capitano De Rossi si prende il pallone più pesante della sua vita, almeno dal mondiale 2006, e corona con forza e personalità una partita meravigliosa. Strootman combatte, Nainggolan fa più sbagli del solito ma non difetta mai in grinta. Quando il monumentale Manolas, al minuto 83, insacca l’insperato 3 a 0 nella testa dei romanisti 2 immagini: la maschera del greco immobile in un urlo di gioia e, naturalmente, il fantasma di Roma-Slavia Praga. In apnea nei 4 minuti di recupero, ma alla fine ci si rende conto che questo Barcellona non faceva paura, almeno a questa Roma e la faccia di Iniesta in panchina era quella del campione, che aveva capito da almeno mezz’ora, che l’avventura sarebbe finita lì.

Infine l’allenatore, bistrattato, esordiente e per questo non ritenuto adatto. Cambia modulo e lo fa in maniera vincente, inbufalito al terzo gol pretende concentrazione e, nel dopo partita, trattiene a stento i sorrisi e ricorda che da domani (ogg ndr) c’e’ un derby e una Lazio da battere. Ora è lecito sognare perchè vincere forse non vinceremo, ma non dovevamo passare il turno e non potevamo eliminare il Barcellona, favoritissimo per la vittoria finale. Viva viva Eusebio, grazie a te e ai ragazzi, venerdì, al sorteggio difficilmente il nostro prossimo avversario riderà.

 

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