Che si perda o si vinca è sempre caccia al colpevole

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Una vera e propria scissione quella che ormai non consente ai tifosi della Roma nemmeno di godersi una vittoria meritata ma sofferta, contro una big, contro una diretta concorrente per la corsa a un obiettivo che non si è ancora capito bene quale sia.

All’interno di ogni divisione ci sono tante piccole etnie che a volte restano silenti e a volte alzano la voce.

Se da una parte c’è una squadra che non si è ancora capito se sia bella o brutta, dall’altra ci sono dei tifosi che non si capisce se sono “ultras”, “cesaroni” o “occasionale porti male”.

Da una parte si dice che manchi una guida a Trigoria e che la dirigenza scarseggi in quanto a presenza fisica, dall’altra non solo si manca, ma ci si accanisce contro chi c’è, perché se non ci sono io non deve esserci nessuno. Se non ci sono io allora tu devi comportarti come mi comporterei io, altrimenti stattene a casa.

In campo ci dicono di essere dei professionisti, se discutono con questo o quel magnate il loro futuro ci dicono che ormai il calcio è questo, ma se li fischi non sono più professionisti ma uomini. E ti insultano anche.

Se i Tutsi fischiano, gli Hutu applaudono, ma prima di fischiare diamo un’occhiata a quello che fanno gli Hutu, hai visto mai che facciamo la stessa cosa? Che figura ci facciamo?

Tutto questo si ripete sia se la Roma gioca e convince, sia se la Roma ne prende tre a Torino. Intanto i 3 punti sono diventati un optional del quale a nessuno sembra interessare più molto in questa spartizione di meriti, in questa gara a chi fa o dice la cosa più intelligente.

Ieri la Roma ha vinto, interessa a qualcuno?

Domenico Rimedio

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